Amenità e altri ricordi.

3 gennaio 2015 § 10 commenti

Inizio introducendo lei.Nikki. 

Compatta e insospettabilmente leggera. Posso indossarla come una collana e giocare a fare la fotografa e sentirmi piacevolmente ridicola sorridendo tra me e me.

Ma anche tra me e lei perché ha un nome, indice del fatto che ci parlo.

(ora dovrei chiudere il post, spegnere il computer e costituirmi al manicomio. ma non lo farò.)

Non racconterò troppi dettagli su di lei né svelerò il tema delle nostre conversazioni perché sono piene di segreti e abbozzi di progetti, piccole cose timide e insicure che si reggono appena in piedi, come i neuroni nella mia testa.

(quelli fuori dalla mia testa sono invece robusti, vivaci, dispettosi e sfacciati. la libertà li ha resi incontrollabili.)

Comunque, oltre che per presentarvela, l’ho messa in cima al post per giustificare il susseguirsi di foto qua sotto.

(che avrei scattato comunque perché ne avevo bisogno. ma con l’aggiunta del contesto “io e Nikki ci stiamo conoscendo” assume tutto un senso più ampio e creativo.)

(ma anche no. follia. sempre in questo stesso campo ci aggiriamo.)

E dal momento che non ha senso fingere di voler dare un senso a quello che scrivo, cosa che in ogni caso non riesco a fare, andrò avanti.Mi piacerebbe mettere queste due foto a confronto. Non per rimarcare differenze o notare assonanze.Ma per avervi vicino. Guardare e ricordarvi. Perché quei triangoli grigi sul bianco e quell’intreccio di blu e giallo mi fanno pensare rispettivamente a te e a te.

Si mescolano ricordi e gusti. Il minimalismo, Barcellona, la disinvoltura, l’introversione, il pomelo, il cioccolato.

Ho la mente aggomitolata ma sorrido lo stesso. Perché siete davvero Bellezza che rimane incastrata nella memoria. E questo salva.

(sappiate voi tre. ché uno non so come buttarlo in mezzo a questo post ma so che il messaggio arriverà lo stesso. sappiate che sono sopravvissuta alle feste perché ho potuto respirare un po’ d’aria di lago e sterminare il reparto ortofrutticolo dell’esselunga con voi. e non dimentico che abbiamo una crociata in nome dei ceci da portare a termine. per cui questo è solo l’inizio.)Lo riguardo spesso. E ci penso molto.  Intorno al tavolo. Contemplando pomeli. Come se fossero sfere da chiromante in cui leggere il futuro.Ho finito per raggruppare queste foto tutte insieme. Un riassunto essenzialmente visivo.

(il testo non andrebbe letto, nuoce alla salute. anche se mi rendo conto di quanto sia inutile dirlo a questo punto del post. non ha senso nemmeno scriverlo perché non andrebbe letto. la smetto.)

Regali. Addormentati sotto l’albero, accompagnati da cioccolata fondente con mandorle e arancia, consegnati in gelide mattinate quando vorresti inchiodarti i piedi a terra e restare.

Posso guardare ognuna di queste foto e sentirmi pungere. Spingere, verso cose che vorrei realizzare, contro barriere di paura.

Studio giapponese a singhiozzo. Questo piccolo dizionario posso portarlo con me, è fatto apposta. Anche se sono incostante e facile alla demoralizzazione. È un monito. Posso, in qualsiasi momento.In realtà è la teiera ad essere nuova. Ma quella tazza è una delle cose che conservo con più cura.

Si accompagnano l’un l’altra perfettamente. Parlano di Giappone anche se non provengono da lì.

Mi piace raccogliere frammenti provenienti da luoghi e tempi diversi, senza alcuno scopo ultimo se non la necessità e il piacere stesso dell’accumulo di cose belle. Capita che alcuni combacino di punto in bianco, di loro spontanea volontà.E infine. Marino ha fatto amicizia con portaipad.

(non mi ha ancora detto il suo nome. credo sia molto timido.)

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